sabato 4 maggio 2013

I giovani devono andare, partire. Ma per curiosità.


“Signorina, se posso darle un consiglio, io partirei. Non si faccia fermare da genitori, ragazzi, amici. Saranno qua anche dopo. Lei vada.”
L’ho guardata un po’ in cagnesco quella cliente, con l’espressione di chi pensa di non aver chiesto proprio nessun consiglio. 
L’ho guardata in cagnesco perché aveva ragione.
E io sono sempre stata una da ali sotto i piedi e valigia pronta, eh. Mille programmi, mille progetti, la testa sempre da un'altra parte. Ma ad un certo punto scattava il "resto-non vado", prima per un motivo, poi per un altro. 
Forse non era il mio momento, forse sul piatto della bilancia ha sempre pesato di più qualcos'altro.
Però quella signora aveva colto nel segno. 
Avevo voglia di andare, di nuovo. La certezza che in pochi mesi sarebbe finito il cazzeggio e cominciato il divertimento vero. 
Il sito di uno studio americano. Un curriculum da aggiornare. Un portfolio da fare. 
La curiosità di capire che succede dall'altra parte. 
Andare, vivere. E poi tornare.

E quel consiglio, che dopotutto non mi sembrava più così sbagliato.

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