Lo sapevamo tutti. Lo sapevamo già nel giorno in cui abbiamo
deciso che il nostro sarebbe stato un mestiere di concetto e non di pratica. Di
idee e non di sudore.
Sapevamo tutti che la nostra sarebbe stata una vita di
spiegazioni che no, tu non fai disegnetti su carta, no, quelle non sono fotine,
no, l’RGB non è un’associazione segreta, no, veramente l’interior designer e
l’architetto non sono lo stesso mestiere.
Il nostro non è un lavoro di fatica, sia chiaro. Nessuno ci
vedrà mai con la schiena spezzata, le mani rovinate o le gambe stanche. Per
molti versi facciamo parte di una classe privilegiata, che ha potuto scegliere
se puntare tutto su quei quattro pensieri in croce che aveva. E molto
probabilmente ringraziamo il cielo tutte le mattine per questo.
Quello che probabilmente ci sfuggiva in quel momento era che
avremmo dovuto spiegare che non avremmo mai potuto dare un’idea, mentre gli
altri lavoravano, perché il nostro lavoro è l’idea, non avremmo potuto mai
fare uno scatto al volo perché il nostro lavoro è lo scatto, non avremmo mai
abbozzato una locandina “al volo” perché il nostro lavoro è anche la bozza.
Ma soprattutto, non lo avremmo potuto fare gratis.
Perché è questo che succede, se una persona non vede il
sudore, non percepisce la fatica, non nota la stanchezza fisica, allora si
sente legittimata a chiedere, come se tutto fosse dovuto, come se tu gli stessi
mettendo davanti solo un’ovvietà a cui prima o poi sarebbe arrivata da sola.
E allora ti ritrovi davanti all’inetto che contesta il costo
orario del tuo essere un disegnatore, un renderista o caddista, perché “ti pare
che ci metti così tanto?”, contesta i tempi di postproduzione, contesta il fatto
che tu non voglia assolutamente dargli un’idea a titolo gratuito su come
potrebbe spostare un muro, attrezzare diversamente una stanza o organizzare
meglio il suo appartamento, contesta il tuo onorario da professionista,
contesta il tuo prenderti tempo, contesta la tua velocità. Contesta. Perché
alla fine “che ci vorrà mai, lo saprei fare anche io!”.
E allora fatelo.
Ma fatelo dall’inizio.
Fatelo passando, nei migliori dei casi, cinque anni con il
culo fermo su una sedia a prendere una laurea, fatelo specializzandovi, fatelo
frequentando corsi, fatelo essendo curiosi delle cose nuove che vedete, fatelo
sviluppando un senso critico, fatelo con spirito di osservazione, fatelo
riempiendovi la testa di nozioni che forse non vi serviranno mai ma che fanno
di voi un professionista abilitato, fatelo spendendo anche l’ultimo centesimo
per comprare apparecchiature utili al vostro mestiere, fatelo passando ore
davanti a un pc con la pagina bianca e la consegna lavori che bussa alla porta,
fatelo mentre aggiustate ogni piccola cosa, come se tutto concorresse a renderla
perfetta, fatelo essendo puntigliosi, precisi, al limite del sociopatico.
Io vi prego, fatelo.
"La creatività è l’azione di produrre qualcosa dal
nulla e ciò necessita di rendere pubbliche le scommesse che abbiamo fatto nella
nostra mente. Non è una cosa per timidi."