lunedì 11 marzo 2013

Just somebody that I used to know.


L'abbiamo scritta tutti, la lettera del giorno dopo. Abbiamo scritto anche quella del mese dopo, rancorosa quanto basta, ancora non così decisa come avremmo voluto.
Poi il dolore passa, il rancore si trasforma in rabbia che ti spinge altrove.
C'è un preciso momento in cui ci rendiamo conto di essere finalmente da un'altra parte, lontani dai ricordi che ci hanno tartassati. Via. Ecco, quello è il momento in cui dovremmo scrivere quella lettera, l'ultima. Ma lo sappiamo tutti, è la lettera che non scriveremo mai, perchè non ce n'è motivo, non più. Ci siamo liberati di loro, dei motivi che ci tenevano appesi.
Li incontriamo di nuovo dopo anni, per caso, nei posti più impensabili, nei momenti più disparati. Li guardiamo e non ci sono più. O forse non ci siamo più noi, abbiamo cambiato occhi e cuore. La pelle non sente più come prima. C'è aria nuova nei nostri polmoni. E, a guardarci bene, siamo più belli e più brillanti di quando ci hanno lasciati. C'è aria di riscatto, c'è l'espressione di chi dice "ah, adesso guardi, eh?!". Ed è in questo stato di grazia, forti di quello che abbiamo passato, delle lacrime che abbiamo asciugato, della rinascita, che finalmente diciamo, magari anche ad alta voce, quello che avremmo voluto scrivere già nella lettera del giorno dopo, pur non avendone la forza: "Fanculo".

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